CORONAVIRUS: IL SILENZIO DELLA RAGIONE

Arriva il momento in cui bisogna scegliere tra ciò che è facile e ciò che è giusto. L’Italia per arginare l’epidemia coronavirus sembra aver deciso ciò che è facile.

Il grande politico inglese Benjamin Disraeli disse: ”un politico usa i dati come un ubriaco il lampione, non per la luce, ma per il sostegno!”. È quello che sta succedendo in Italia sia ai politici della maggioranza che dell’opposizione. La parola d’ordine è vietare in una successione crescente di proibizioni che non tiene conto dell’esatta valutazione dei dati che sono a nostra disposizione ed altri dati che potrebbero essere utili avere.

 

COSA CI DICONO I DATI:

 

Dei dati ci dicono che in alcune aree del Nord il virus si diffonde più che in altre zone d’Italia (Clima? Umidità? Inquinamento?).

Altri dati ci dicono che una parte della popolazione è più a rischio delle altre (anziani e soggetti affetti da patologie). Altri dati che ritengo fondamentali ci potrebbero aiutare a vedere se i positivi al coronavirus in dati territori sviluppano complicanze nella stessa percentuale di altri (nord/sud).

In questo caso si dovrebbe campionare una intera cittadina del sud e studiarla perché molto probabilmente per fattori climatici il positivo in questo caso potrebbe non sviluppare complicanze. In tutto questo ha fondamento la successiva domanda: perché delle norme così restrittive in aree del paese (vedi Sardegna) dove l’evidenza dei dati ci porta a suggerire una opposta strategia. Quale strategia? Quella che gli inglesi riassumono nel motto “KEEP CALM AND CARRY ON” (mantenere la calma e andare avanti), che consiste:

  1. nella rimozione delle restrizioni al sud per i soggetti meno deboli (giovani e senza patologie)
  2. test tampone su alcune aree territoriali come fonte di monitoraggio
  3. un sistema più stringente ed assistenziale a protezione della popolazione più debole (anziani e soggetti con patologie)

Il prof Robert Gallo, virologo scopritore del virus HIV, premio Nobel per la medicina, dice che per fattori climatici molto probabilmente non si diffonderà al sud Italia.

Non dobbiamo avere paura del virus, perché anche l’avversario più temibile può essere neutralizzato. Dobbiamo infondere in ognuno dei 60 milioni di italiani, che il virus può diffondersi in gran parte della popolazione, così come probabilmente sta già avvenendo (chi può dire quanti sono i positivi asintomatici in Italia?), ma che una gestione lucida del fenomeno può limitare notevolmente i danni. L’errore più grande fatto in Italia per contrastare il coronavirus è stato quello di sostituire la parola prevenzione con proibizione. La Corea del Sud ha reagito all’epidemia con una dose massiccia di tamponi (300 mila) anche per chi lamentava un po’ di tosse, identificando una grossa fetta di contagiati. Ha limitato la mortalità allo 0,8%, percentuale coincidente con l’influenza. La società deve essere gestita secondo il criterio dei costi/benefici, ma la esasperazione dei benefici, seppur legittima non può offuscare il parametro dei costi. Cosa potremmo obiettare ad un’associazione vittime delle strade che richiedesse la proroga dello stato di emergenza perché le statistiche hanno dimostrato la caduta della mortalità stradale ed in particolare della fascia dei più giovani? Nel dubbio un dibattito è doveroso sull’opportunità di riaprire questo grande carcere chiamato Italia.

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